http://1.bp.blogspot.com/_esXDKD9ACRg/TQ-R2iRN80I/AAAAAAAACMs/rLT5Da2FmoM/s1600/ArchangelsOL.jpg
cordeiro de Deus

sábado, 24 de outubro de 2015

Sant'Antonio Maria Claret e gli Angeli

Sant'Antonio Maria Claret e gli AngeliPDFImprimirE-Mail
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions
Sant'Antonio Maria Claret e gli AngeliIl 24 ottobre nel calendario liturgico precedente la riforma voluta dal Concilio  Vaticano II era una data consacrata alla festa di san Raffaele Arcangelo e nel nuovo calendario c’è la memoria di sant’Antonio Maria Claret che era assai devoto a san Raffaele. Antonio Maria Claret era nato nel 1807 in Catalogna, Spagna, quinto di dieci figli in famiglia di tessitori, mestiere che egli fece fino a 22 anni quando entrò in seminario. Quello che è accaduto nel 1839 ad Antonio Maria Claret è  stupefacente. Il giovane sacerdote catalano – era stato ordinato nel 1835 – decide di recarsi a Roma per sollecitare la sua ammissione a Propaganda Fide, poiché egli si augura di diventare missionario.  Siccome gli rifiutano un lasciapassare. Egli prende il cammino dei contrabbandieri e dei clandestini fino a Perpignan, e da lì prosegue la sua strada fino a Marsiglia, che egli raggiunge alla fine del mese di settembre. E’ subito accostato da un passante che gli indica un albergo, ...
...   così come pure l’indirizzo del consolato di Spagna, dove egli deve ritirare il suo passaporto. L’indomani, allorché cerca la via dove abita il console, lo stesso giovane lo avvicina: Non solamente mi indicò la via, ma mi ci accompagnò. Parlò al console e tutto si arrangiò tutto per il meglio, poi mi portò a visitare le chiese, il cimitero e tutto quello che la città conta di più prezioso in materia di edifici religiosi; mai mi parlò di stabili e di cose profane, né mi ci condusse.
Infine, il 2 ottobre, Antonio Maria Claret deve imbarcarsi sulla nave Tancredi, che effettua la traversata da Marsiglia a Civitavecchia, racconta il santo riguardo ad un misteriosi personaggio: Poco prima, egli si presenta al mio albergo, prende il mio bagaglio e mi pregò in mille maniere di lasciargliele portare, e così noi andammo tutti e due al porto. Ci lasciammo davanti al battello. Durante quei cinque giorni, egli era stato con me in permanenza, mostrandosi così delicato, così attento, così amabile e così scrupoloso verso di me, che mi sembrò che il suo grande Signore lo avesse inviato per assistermi con la più grande cura; sembrava un angelo più che un uomo, così modesto, così allegro, e così pensieroso allo stesso tempo, così religioso e così fervente, portandomi sempre nelle chiese, cosa che mi piaceva molto. Mai mi propose di entrare in un caffè né in altro luogo similare, mai lo vidi mangiare né bere, poiché al momento dei pasti egli scompariva, per ritornare poi.
Sant’Antonio Maria Claret ha sempre creduto che avesse beneficiato nella città focea dell’assistenza di un inviato di Dio, verisimilmente l’arcangelo Raffaele. Sovente nella sua vita, egli provò la protezione sensibile degli angeli, verso i quali egli nutriva una profonda devozione. Egli annota nei suoi scritti autobiografici che, più di una volta, essi lo hanno aiutato a ritrovare la propria strada quando si era perduto, che lo hanno liberato dai banditi di strada, che hanno svelato i tentativi di assassinio contro di lui quando egli era arcivescovo di Cuba, poi confessore della regina Isabella II di Spagna. Malgrado l’estrema discrezione di cui faceva prova per quello che riguardava la sua vita interiore, gli giunse di lasciarsi sfuggire alcune confidenze, e non poté nascondere a tutti le sue estasi, accompagnate talvolta da lievitazione e da manifestazioni luminose. Il sacerdote catalano  nutre da molto tempo una solida devozione verso gli angeli quando, nel 1850, con sua grande sorpresa viene nominato arcivescovo di Cuba. In alcuni anni, egli compì un’opera di apostolato immenso, solcando l’isola da parte a parte per visitare le sue parrocchie, pronunciando più di 11.000 sermoni e regolarizzando quasi 30.000 matrimoni.
Egli lotta contro la schiavitù, si sforza di migliorare la condizione dei contadini e degli operai fondando le “case del lavoro”, soccorre le vittime del sisma del 1852 (ch’egli ha predetto), visita i malati degli ospedali al momento dell’epidemia di colera che ne consegue, non esitando a curarli con le sue mani. Questo zelo evangelizzatore gli vale l’odio dei ricchi proprietari terrieri che, a quindici riprese, tentano di farlo assassinare. Ogni volta, egli sfugge provvidenzialmente ai sicari lanciati sulle sue tracce: ora, è uno sconosciuto che lo informa dei loro funesti progetti, ora i colpi sono scartati da una mano invisibile. Fino al giorno in cui una voce interiore lo allerta del pericolo. Questa volta, egli non vi presta attenzione, poiché diffida dello straordinario: quando esce dalla chiesa di Holguin, un infelice ch’egli ha tratto di prigione si getta su di lui con un rasoio: deviata in extremis in modo inesplicabile, la lama sfiora il suo volto. Fino alla fine della sua vita avvenuta nel 1870 a Fontfroide in Francia, egli ne conserverà la cicatrice sulla gota sinistra. Non esiterà ad attribuire queste protezioni straordinarie al suo angelo custode. Le sue gesta suscitano gravi reazioni da parte dei nemici della fede cattolica e Antonio viene richiamato a Madrid.
E’ la regina isabella a volerlo al suo fianco come suo particolare confessore. Durante la sua permanenza alla corte reale l’arcivescovo tra tantissime realizzazioni, fondò pure l’accademia di san Michele, una dotta associazione culturale di scrittori e artisti che avrebbero dovuto esercitare un apostolato attivo scrivendo libri, istituendo biblioteche e formando un’èlite cristiana nella società. Quando la regina, a causa della rivoluzione, venne esiliata, Antonio la seguì a Parigi. Anche lui continuava a subire minacce e la Rivoluzione gli si scagliò contro, costringendolo a rifugiarsi nel monastero di Fontfroide, dove morì, solo e malato. Fu beatificato nel 1934 e canonizzato nel 1950, la sua tomba si trova a Vic, vicino Barcellona.
Don Marcello Stanzione

HOJE FESTA DO ARCANJO SÃO RAFAEL


sábado, 24 de outubro de 201

Ritratto di San Raffaele, il terzo dei Sette Arcangeli

 Juan Valdés Leal Arcángel San Rafael , Cordova (Spagna)
 

Raffaele (Medicina di Dio)
Dice l’ Apostolo Paolo: “II corpo non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. (...) Fuggite la fornicazione. (..) O non sa­pete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?” (1 Cor. 6,13. 18-19). Raffaele, rappresenta infatti la purezza di spirito, dei tra arcangeli è quello che manifesta una personalità più spiccatamente orientata alla consolazione, alla cura degli infermi e all’accompagnamento delle anime sulla strada per la salvezza.  Egli odia l’impudicizia, in quanto. mediante l’esercizio di una vita laida, svia l’uomo dal solco che Dio ha tracciato, mortificando il proprio corpo che deve essere conservato per l’intima unione spirituale con Dio. Il libro di Tobia ci presenta un angelo consigliere, che non lascia mai nelle difficoltà i suoi protetti, sta sempre in mezzo a loro e li aiuta nelle difficoltà quotidiane. Raffaele ci esorta a riflettere anche sulle opportunità che Dio ci manda e che possiamo sfruttare per una felicità spirituale che ha come riflesso anche la felicità terrena. Dio in altre parole dona anche la felicità delle cose materiali, purché l’uomo sia in comunione con Lui e lo ringrazi per le gioie e le prove che egli invia secondo il Suo imperscrutabile e meraviglioso giudizio. Per quanto la morale moderna sia volta alla rappresentazione di un ideale di vita volto al consumo smodato dell’amore sensuale, ben presto qualsiasi individuo si accorge della volgarizzazione del sesso a strumento non più di piacere condiviso, ma ad atto egoistico e di estrema insensibilità. Si tratta di un raggiungimento di un piacere vuoto, che, in assenza di una comunione di intenti volti alla procreazione o quanto meno alla semplice corrispondenza coniugale, si trasforma in un elemento univocamente orientato verso un compiacimento esclusivamente proprio. Rimane quindi la sola meccanicità di un atto che, poiché elaborato solo superficialmente, si accresce di se stesso mediante la sua reiterazione incontrollata. Il risultato è una spirale senza senso che produce una caduta nell’abisso, ed una trasformazione della realtà esterna al sé in una realtà sensuale e sessuale. Asmodeo è l’altro principe Demone che cospira contro i novelli sposi, è lo spirito di impudicizia che si insinua all’interno dell’animo umano corrompendolo, cosicché del medesimo non rimane che un involucro vuoto, come la corteccia di un grande fusto, che internamente divorato da un segreto morbo infine si spezza e cade. Proprio a La Salette, La Santa Vergine paventava che questo terribile demone si insinuasse sin all’interno della Chiesa, provocando gli sconvolgimento e i peccati di cui siamo stati testimoni di recente e che hanno costretto il Papa a dure ed estreme misure.: “ I governi civili avranno tutti uno stesso disegno, che sarà quello di abolire e di fare scomparire ogni principio religioso, per fare posto al materialismo, all’ateismo, allo spiritismo, ed a ogni sorta di vizi. … Tremate! Il Signore è sul punto di consegnarvi ai suoi nemici, giacché‚ i luoghi santi sono contaminati dalla corruzione. Molti conventi non sono più case di Dio, ma pascoli di Asmodeo, cioè del diavolo, dell’impurità e dei suoi satelliti”. Pertanto dove non è presente Raffaele, è invece sempre presente Asmodeo, il quale persegue finalità volte a promuovere l’impudicizia, il meretricio ed il libertinaggio ammantandole dell’indiscreto pallio di pretese libertà individuali, che lungi da rispondere a reali istanze di tutela conducono ad un inevitabile sovvertimento delle regole etiche condivise ed ad una inevitabile frammentazione del sostrato culturale di riferimento.
Nel suo trattato sull’inferno, Santa Francesca Romana ebbe modo di parlare abbondantemente di questo diavolo. Per l’ancella di cristo nel regno infernale ci sono infatti ordinati tre principi sudditi, luogotenenti di Lucifero, che sono sopra gli altri demoni per volontà divina, allo stesso modo ci sono nella gloria tre gloriosi angeli sulle tre gerarchie angeliche, di cui è scritto sono i superiori. E come quei tre gloriosi principi degli angeli (Michele , Gabriele e Raffaele), sono tra le schiere angeliche i più nobili ed eccellenti, così quegli iniqui e miseri principi infernali sono i più iniqui tra quelli dei loro cori. Il vero e proprio capo di ogni diavolo è Lucifero, che apparteneva all’ordine dei serafini, e ora nell’inferno è ordinato sopra il vizio della superbia quale dominatore di tutti i demoni e i dannati. E di quanto era nobile come angelo ora è iniquo come diavolo. Tuttavia primo tra quegli altri tre principi è Asmodeo[1], che presiede al vizio della immoralità (ovvero della Carne in senso spregiativo), che apparteneva al coro dei Cherubini.
Ma quando Raffaele viene invocato con umiltà e con cuore puro, ovvero quando vi è una pronta richiesta di difesa per combattere le sirene dell’amoralità che si dilettano nel demolire ogni contrario giudizio, ecco che interviene Raffaele ed il demone non può più agire. Come nel Libro di Tobia egli interviene e scaccia il demone Asmodeo per sempre da quel luogo e da quelle persone. A Cordova, in Spagna, vera e propria casa dell’Angelo Raffaele, un po come il Gargano per Michele, egli infatti è intervenuto per ribadire con forza questa sua battaglia personale con il demone dell’impudicizia e della corruzione: “..io sono Raffaele e vengo ad aiutarti. Le tue preghiere, le tue elemosine e, soprattutto, la tua umiltà e carità hanno un grande valore agli occhi di Dio; Dio aiuterà questa città con le dolcezze della sua clemenza. Vai dal vescovo e digli di mettere una mia immagine sotto il campanile della cattedrale e di esortare tutti a ricorrere a me. Immediatamente gli ammalati verranno guariti, a condizione che si raccomandino alla Regina degli Angeli. Tutti coloro che ricorreranno alla mia intercessione e porteranno la mia immagine, verranno liberati dalla peste e dal demonio impuro Asmodeo, che fa perdere gli uomini e li allontana da Dio…”.  A Santa Francesca delle Cinque Piaghe[2], nota stigmatizzata di Napoli, l’arcangelo Raffaele la consolava quando aveva dei dispiaceri e la curava quand’era malata. Un giorno,  le si presentò come un giovane di straordinaria bellezza e le disse: “ Io sono san Raffaele. L’Altissimo mi ha inviato a guarirti la piaga del tuo costato che sta per andare in cancrena. Rinnova la tua fede in Dio e Lui ti benedirà. Il giorno dopo la piaga del petto era guarita. Secondo le fonti  Il gentile arcangelo le faceva da infermiere e l’aiutava tagliandole il pane e le diceva con un dolce sorriso che lei non era in grado di fare da sola. Da quanto abbiamo potuto appurare quindi l’angelo manifesta nei secoli una personalità volta ad eseguire importanti compiti:
a)Eliminare l’impudicizia, la corruzione morale e fisica dal cuore dell’uomo, bandendo il crudele spirito Asmodeo ed i suoi accoliti e guarendolo definitivamente –da qui il suo nome Dio ha Guarito -
b)Consolare, accompagnare durante il viaggio della vita e proteggere chiunque a lui si affidi.
c)Offrire consigli
Proprio come nel libro di Tobia ed in generale nella vita di ognuno l’affidarsi al santo angelo significa proteggersi da qualsiasi pericolo dovessimo incontrare                 : “ Farò il viaggio con lui.” Dice l’Angelo a Tobi rassicurandolo sulle sorti del figlio, “…Non temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura…”. Egli inoltre ci conforta e ci consiglia su ciò che è meglio per noi, indicandoci giorno per giorno le cose che è necessario fare. Ci suggerisce rimedi che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni, questo perché diversamente da quello che si possa credere, Dio non è lontano dall’uomo, ma sente tutte le nostre necessità anche materiali.  Grande protettore della famiglia, si occupa di preservare i legami affettivi, proteggendo le famiglie dalle istanze disgregative prodotte dalla società moderna. “….Fratello Tobia!.....Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara  e all'infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona….Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché la serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il matrimonio”. Notiamo come le commoventi parole dell’angelo, straordinarie nella loro semplicità di ogni giorno, siano in effetti paragonabili a quelle di un familiare che consiglia il congiunto su chi ben scegliere per addivenire al passo nuziale. Quanto queste parole di Raffaele ci sembrano vicine alla vita quotidiana, e quanto sembrano alleviare gli affanni, le tristezze morali e gli inevitabili scoraggiamenti che ognuno di noi ogni giorno prova. Egli ci conforta e ci abbraccia con parole che non spaventano, non allontanano, ma al contrario fanno capire il lettore che Dio è con noi in ogni momento, non in modo astratto, ma con viva partecipazione. Non dobbiamo avere paura di Lui, bensì dobbiamo seguire i suoi insegnamenti di Vita perché essi sono per noi, non contro di noi. Diceva il grande Papa , Giovanni Paolo II nel suo discorso di apertura del Pontificato “ Spalancate le porte a Cristo!  Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la Sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l'uomo e l'umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla Sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati,  i sistemi economici come quelli politici,  i vasti campi di cultura,  di civiltà, di sviluppo.  Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo Lui lo sa! Oggi così spesso l'uomo non sa  cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo,  del suo cuore. Così spesso è incerto  del senso della sua vita su questa terra. E' invaso dal dubbio  che si tramuta in disperazione. Permettete a Cristo di parlare all'uomo. Solo Lui ha parole di vita, sì, di vita eterna! ”
Ed in prosecuzione ideale con il commovente discorso del papa, possiamo idealmente unire le parole di Raffaele, medicina di Dio come un unico grande proclama:“…..Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di ringraziarlo. È bene tener nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la giustizia. Meglio il poco con giustizia che la ricchezza con ingiustizia. Meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro. L'elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l'elemosina godranno lunga vita. Coloro che commettono il peccato e l'ingiustizia sono nemici della propria vita. Io vi voglio manifestare tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di Dio.  Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua fede,  ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua nuora…”.
Vale la pena ribadire la circostanza ormai chiara al lettore, che lo stesso faccia parte di questa Elite Angelica per sua stessa ammissione [1] avendo rivelato a Tobia, con somma meraviglia di questi,  di essere :”  uno dei sette Spiriti sempre pronti ad entrare alla presenza della Maestà di Dio”.   
Il Beato Amadeo gli assegna il terzo posto, tra gli Arcangeli, come d'altra parte fa anche larga parte della Tradizione Ecclesiastica