INTERVISTA CON MELID (DEMONIO IMPURO)
Don Giuseppe Tomaselli
Sua
Eminenza, il Cardinale CORRADO URSI, Arcivescovo di Napoli ha dato il suo
giudizio sul presente libretto: E’ uno scritto che non contiene errori. E’
interessante. Si diffonda che farà tanto bene. Napoli, 24. 5. 84
INTRODUZIONE
Il Sommo
Pontefice Paolo VI, in uno dei suoi illuminanti discorsi, il 15 novembre 1972,
accennò al demonio ed al male che esso produce nel mondo. Contro il detto Papa
ci fu una levata di scudi, certamente da parte di ignoranti e degli
irreligiosi: ma ancora la Chiesa parla del demonio? Ancora si crede a certe
dicerie dei secoli scorsi? Il demonio, come persona non esiste; è la semplice
personificazione ideale del male in genere.
E’ in
circolazione un libretto, dal titolo “Interviste col maligno”. Ho pensato che
potrei scrivere anch’io un libretto sul delicato argomento, in quanto da
cinquant’anni in qua (1934 – 1984) ho esercitato il compito di esorcista ed
anzi ho avuto non poche volte l’occasione di vedere il demonio, in forma umana,
di lottare direttamente con lui, anzi di essere stato preso più volte per il
collo e maltrattato. Ho potuto studiarlo, come si vedrò in questo scritto,
nelle varie manifestazioni. Inoltre sono stato e sono Direttore Spirituale di
anime mistiche, le quali sogliono essere bersaglio diretto e terribile del
demonio in persona e come Direttore di tali anime ho potuto constatare fatti,
che sembrerebbero inimmaginabili, eppure io sono stato testimonio per decine e
decine di volte. Per svolgere il tema ho dovuto impostare l’intervista in forma
ideale, né potrebbe farsi diversamente; però quanto si verrà esponendo
corrisponde ai detti ed ai fatti, di cui io sono stato testimonio oculare,
auricolare e parte direttamente interessata.
MELID
- Melid, intratteniamoci in conversazione, per
fare un’intervista.
- So per studio e per esperienza che tu operi
sempre per il male, poiché sei confermato nel male e non puoi volere altro che
il male. Ma so anche
che pur volendo sempre il male, indirettamente, contro tua voglia, per
disposizione divina puoi cooperare al bene, così avviene che tante volte tenti
al male e chi vince le tue tentazioni si arricchisce di meriti eterni.
-
Quest’intervista potrà operare molto bene, ed io prego Dio che ti costringa a
rispondere ai quesiti che ti presento.
- Ebbene,
Pretaccio, cosa chiedi? Non dimenticare che tu parli con Melid! E dimmi: come
sai che io mi chiamo Melid?
- Me lo
dicesti tu stesso al nostro primo incontro tanti anni or sono. Anzi allora
eravate in due, tu ed il tuo aiutante Ofar. Allora ti chiesi: Come mai siete in
due? Voi di solito andate in giro per il mondo o in uno o in tre o in sette e
tu mi rispondesti indispettito: Cosa sai tu di questi numeri? – Prima di andare
avanti con l’intervista, ti rivolgo una domanda in apparenza inutile, anzi
piuttosto sciocca: Tu, Melid, in qualità di demonio, esisti o no?
- Ignorante!
E come potrei non esistere?
- Bugiardo!
Quando ti conviene, dici che esisti; in caso contrario fai dire sfacciatamente
che non esisti. Quando in quella seduta spiritica i curiosi chiamano l’anima di
un defunto e dicesti: Il demonio non esiste. Sono i Preti che v’insegnano
queste corbellerie.
- Dimmi
Melid, prima di essere demonio chi eri?
- Ero un
alto ufficiale della Corte Angelica, un Cherubino, ed ora sono un ufficiale di
Satana.
- Ma come ti
sei deciso a lasciare il Paradiso ed a piombare nell’Inferno? Non sapevi che
c’era preparato l’inferno, perché ti sei azzardato a ribellarti a Dio?
- Lui,
l’Altissimo, disse a me ed ai miei compagni che ci avrebbe messi alla prova,
non ci disse che ci avrebbe punito con l’inferno, nel fuoco eterno; ed è fuoco,
fuoco!
- E quale fu
la prova, alla quale foste messi tutti gli Angeli?
- Accettare
che il figlio dell’Altissimo avrebbe presa la natura umana e noi, di natura
angelica, che è di gran lunga più nobile di quella umana, avremmo dovuto
umiliarci davanti a Lui ed adorarlo.
- Lucifero,
che splendeva come il sole nel firmamento, si ribellò – Se si farà uomo, disse,
non lo servirò, sarò a lui superiore! – Apparve durante la prova la figura di
un uomo.
- La figura
di quest’uomo era coronata di spine, o era in croce?
- No; era la
figura d’un semplice uomo. Grandi schiere di Angeli eravamo del parere di
Lucifero. S’ingaggiò una lotta terribile tra Michele e Lucifero e tra fuoco e
zolfo d’un colpo precipitammo nel pozzo infernale.
- Bel
guadagno facesti quel giorno, infelice angelo ribelle! Ora sei pentito del male
fatto?
- Pentito?
Giammai! … Lui, l’Altissimo, non doveva umiliarsi così! Io odio e odierò per
sempre il Cristo, perché per Lui mi trovo nell’inferno. Come è ingiusto questo
Dio! Un solo peccato io ho fatto e sono condannato nel fuoco eterno; mentre voi
contanti peccati ed assai gravi avete quella Donna (…la Madonna…) L’avessimo
avuto anche noi!…
-
Nell’inferno come siete organizzati?
- Il Cristo
vi diede qualche idea, quando gli fu rinfacciato che scacciava i demoni per
l’appoggio di Belzebub, dicendo: Come può Satana andare contro Satana. Un regno
diviso in se stesso va in rovina, mentre il regno di Satana perdura.
Nell’inferno c’è il vero regno di Satana; Lucifero ne è il capo, il despota.
Quelli che eravamo ufficiali di Corte Angelica, ora siamo ufficiali delle
schiere infernali. Ero un
cherubino ed oggi sono un alto ufficiale del regno di Satana, con il compito
più lucroso ed interessante, che è quello di spingere all’impurità.
- Voi demoni
non avete bisogno di dormire, di procurarvi il pane quotidiano e non potete
sentire il peso della stanchezza. Come svolgete la vostra attività?
- Odiando
Dio e rodendoci di rabbia e di gelosia contro le creature umane. Sfogando
l’odio verso Dio, dovremmo sentire del piacere; invece tutto aumenta la nostra
sofferenza.
- Chiede
un’altra delucidazione. I demoni state sempre nel pozzo della fornace ardente o
potete anche uscirne?
- Per
permissione dell’Altissimo, Lucifero
può mandare demoni in giro per il mondo. Tu da Prete, sai che non si
possono scrutare i disegni divini. I demoni che vagano per il mondo, continuano a soffrire, perché sono
sempre sotto la mano punitrice di Dio. Però andando in giro per il mondo,
possono avere dei sollievi.
- Comprendo
in qualche modo questa situazione, perché Gesù disse: Quando un demonio esce da
un uomo, va in giro in cerca di riposo. E poi tu stesso, Melid, me lo facesti
comprendere, quando durante un esorcismo mi chiedesti: Dimmi dove devo andare e
me ne vado! – Và in alto mare nel corpo di qualche pesce. – Tu mi rispondesti:
Io cerco uomini – E tu soggiunsi: E perché non vuoi andare nel corpo del pesce?
– Mi rispondesti: e perché non vai tu a riposare nel corpo delle bestie? –
- Dunque,
voi demoni che andate vagando per il mondo, pur soffrendo senza interruzione
per il vostro stato di dannazione, potete avere degli alti e bassi di
sofferenza. Voi demoni, quando
andate in giro per il mondo, se Dio lo permette potete impossessarvi di un
corpo umano; ne sono prova gli ossessi; nel Vangelo si parla spesso di
questi infelici ossessi. Quando non potete impossessarvi degli uomini,
v’impossessate delle bestie, come faceste a Gerasa, al tempo di Gesù, entrando
nel corpo di quei maiali che pascolavano. Potete anche impossessarvi di certi luoghi, come potrebbe
avvenire nelle stanze ove si fanno le sedute spiritiche, ed ivi potete produrre
fenomeni strani e terrificanti, per cui si rende necessaria l’opera sacerdotale
con particolari benedizioni.
- Hai altro
da chiedere?
- Ancora
sono all’inizio. Ti presento una mia constatazione, frutto di esperienza, che
riguarda l’ossessione di uomini e di donne. Dato che nel corpo umano godi di un certo riposo, quando ti
è permessa l’ossessione, tu fai il possibile per rimanere nel corpo umano e
ricorri alle tue numerose astuzie; prima di tutto fai il possibile per non
farti riconoscere come demonio, per non essere cacciato.
Scegli corpi umani che abbiano qualche malessere, così
la gente invece di badare all’ossessione bada alla malattia; nel corpo di certi
ossessi ci può essere quindi la malattia e l’ossessione; per non farti
cacciare, sovente dici: - Sono uno spirito buono e son venuto per aiutare tutta
la famiglia Tu temi gli
esorcismi e, quando sei scoperto, trai in inganno il Sacerdote esorcista
sforzandoti di far comprendere l’inutilità degli scongiuri religiosi, cosicché
il Sacerdote, non vedendo alcun frutto, lascia gli esorcismi. Anche con me
talvolta hai usato questa tattica ed ho cercato di non cadere nella tua rete. Ricordi Melid, quell’uomo che da più
di vent’anni tenevi nell’ossessione? Ebbene, ogni giorno facevo l’esorcismo; tu
resistevi; cominciai a farlo due volte al giorno ed allora, irato, dicesti: -
Basta! Non ne posso più! Preferisco ritornare nel pozzo infernale. Tra
le insidie degli ossessi c’è anche questa: quando vieni scoperto sovente dici:
- Sono l’anima della tale persona uccisa.
- Ricordi,
Melid, quando in un esorcismo domandai: - Chi sei? – Mi rispondesti: - Sono il
maresciallo Bluetti di Palermo, ucciso sedici anni fa. Man mano che incalzavano
le preghiere, ti rivelasti: - Si, sono il demonio! … E perché vuoi cacciarmi?
Che male faccio a questa creatura?
- Melid,
vorrei sapere perché voi demoni preferite ritornare nell’inferno, anziché
subire gli esorcismi? –
- Quando siamo nell’inferno la
sofferenza è grande; durante l’esorcismo la sofferenza è grandissima.
Nell’inferno siamo, per così dire, lontani da Dio; durante l’esorcismo siamo
vicini alla Divinità ed aumenta la sofferenza, come quando c’è una
fornace ardente; più ci si avvicina e più aumenta il calore.
- Chi
l’avrebbe mai detto che tra te, Melid, e me avrebbero dovuto attuarsi tanti
rapporti, non di buona amicizia, ma di vicendevole lotte? E che lotte! Più
volte mi chiedo, scherzando: Ma Melid come mai sente tanta attrattiva verso di me? Mi segue di
notte e di giorno per tormentarmi nello spirito e nel corpo. Tu, o demonio sei tanto industrioso
nel disturbarmi, però essendo angelo delle tenebre, preferisci molestarmi o
apparirmi nelle ore notturne.
- Pretaccio,
ci vuole poco a comprendere il motivo della mia condotta nei tuoi riguardi. Io
lavoro per strappare anime a Dio e tu lavori per rubarmi anime. Spendi la tua
vita a scrivere e diffondere libretti religiosi popolati ed i lettori credono
ciò che tu scrivi.
- Ma se tu
sei potente, allorché scrivo contro di te libri e ne ho scritti quattro
direttamente contro di te, perché non mi paralizzi la mano?
- Non posso.
Quel tale (Dio) non lo permette.
- Ricordati,
Melid, cosa facesti un paio di mesi addietro? Stavo per levarmi letto, erano le ore sei, venisti nella
mia camera arrabbiato e mi afferrasti per il collo; avresti voluto strozzarmi.
Io sentivo le tue manacce al collo e nelle altre parti del corpo. La lotta fu
forte
– Ma
vincesti tu, perché il Cristo
ti ha dato un’arma alla quale non posso resistere. E’ l’invocazione del Sangue
di Cristo, invocazione, che tu ininterrottamente ripeti quando sono addosso a
te. Quella mattina tu avevi pronti per la spedizione due mila libri e
per questo motivo ti piombai addosso.
- Mentre
siamo nell’argomento delle tue manifestazioni dirette, chiariscimi qualche
circostanza un poco oscura.
- La notte
dl 24 maggio 1963, venisti nella mia camera. Eri sotto le sembianze di una
donna, anzi un donnone. Ti sei gettato addosso a me. Io cercai di resistere,
come al solito; in un dato momento mi rendesti del tutto immobile. Allora mi
toccò subire il tuo assalto. Tu sai che quando noi due lottiamo, istintivamente
ti do dei morsi alle mani e alle braccia, con le mie mani ti tocco, però quando
ti do i morsi, coi denti non stringo nulla. Come mai che con le mie mani ti tocco, ovvero sento le tue
membra che toccano me e con i denti non stringo nulla?
- La
spiegazione l’avesti quella stessa notte. Subito dopo l’assalto di quella
donna, tu mi vedesti in forma umana presso il tuo letto. Allora facesti uno
studio su di me. Ti fermasti ad osservare la mia carnagione, i nervi, le vene e
l’ossatura. Vedevi il corpo umano, in pelle ed ossa. Ti venne l’istinto di
toccarmi; appena la tua mano toccò la mia mano, sull’istante io scomparvi e tu
rimanesti solo in camera. Noi
demoni, sebbene ribelli, abbiamo conservata la nostra natura angelica, con
l’intelligenza, che supera ogni intelligenza umana.
Conosciamo tanti segreti di natura, per cui possiamo
prendere qualunque forma sensibile e possiamo anche far vedere ciò che non
esiste fisicamente o non far vedere ciò che esiste oppure far provare o no le
varie sensazioni. Il corpo di quella donna che sentivi addosso ed il corpo
umano che vedesti, non esistevano come tali, però agivano come se esistessero
fisicamente.
- Perché
questo assalto avvenne in quella notte?
- Per uno
sfogo di rabbia contro di te, perché il giorno precedente eri stato ricevuto
dal Papa in udienza privata ed avesti modo di fargli le tue confidenze, cosa
che mi era dispiaciuta.
- Mi pare
che tanti assalti me li fai a proposito ed a sproposito. Ricordi, Melid, che
anni or sono mi assalisti nel cuore della notte? Venisti nella mia stanzetta,
al solito ti avventasti al collo, ma potesti fare poco, perché come tu vedesti,
apparve una mano minacciosa sulla spalla del mio letto e tu, dopo pochi minuti
ti dovesti lasciarmi e partire. Ed alla fine di luglio, 1983, quando ero a
Fiuggi nella Pensione Santa Chiara, perché venisti a lanciare una bomba a mano
nella mia stanza? Che colpo e che esplosione! Io dissi: questa volta Melid avrà
fracassato lavandino, specchi ed altro! – Invece tutto rimase intatto.
- Volli
disturbarti perché a Fiuggi con le tue quotidiane conferenze vespertine, mi
strappasti delle anime, che avevo io e ritornarono a Cristo.
- Melid, ci
fu un lungo periodo in cui i tuoi assalti erano molto frequenti.
-
Certamente, perché allora scrivevi libri senza interruzione, stando nella
quiete di una montagna. Ad
ogni libro che scrivevi, aumentava la mia rabbia, allora ti assalivo anche in
forma di ossessione.
- A
proposito, in quel tempo, ebbi
la voglia di constatare come t’impossessavi di me. Gesù mi accontentò. Una
sera, mentre mi disponevo al riposo, trovandomi nella mia stanzetta, all’improvviso
udii come l’appressarsi di un ciclone, preceduto da un sibilo acuto,
all’altezza di un metro dal letto. Contemporaneamente fui in tuo possesso e mi
trovai in un antro diffuso di penombra. Eravate in tre, con la faccia nera. Gli
altri due si misero a sedere e guardavano la scena della lotta che si svolgeva
tra noi due. La lotta fu forte e si protrasse per dieci minuti poiché appena mi
lasciasti controllai l’orologio.
- Melid, quante seccature mi procuri e
sotto quante forme ti manifesti a me, anche lungo le vie, come facesti; in
questa mia città, proprio in piazza; nella nottata a Firenze, nel ricovero,
sotto forma di guardia notturna. Vorrei sapere che vantaggio hai quando
moltiplichi le seccature su di me. Se sto a letto, ecco uno squillo di
campanello sotto le coperte, ovvero sotto forma di sparviero, batti le ali
fortemente e ripetutamente sul guanciale, oppure ti corichi al mio fianco e mi
fai sentire anche i tuoi respiri. Ed inoltre che gusto quando lungo il giorno
mi regali dei pugni alle spalle, oppure come un ragno m’invadi la faccia e
ricordo anche quando mi facesti sentire un grosso ago, che partendo dalla
sommità del capo, mi traforò testa e faccia fin sotto il mento! In realtà non
c’era nulla, ma mi facesti sentire il dolore di una vera trafittura. E che
gusto hai quando mi fai sentire la tua vociaccia sguaiata?
- Pretaccio,
ci vuole così poco a comprendere! Siccome tu mi produci delle seccature con le
varie forme di apostolato, io mi disobbligo con altrettante seccature.
Piuttosto, non hai paura di me? Io sono Melid ed ho tanta possibilità di
ridurti un cencio!
- Veramente
solo qualche volta ho avuto un
po’ di tremarella alla tua presenza, ma subito mi scomparve, pensando che tu
non sei libero e non puoi scostarti un palmo dalla volontà di Dio. Difatti
quando mi hai minacciato, ti ho detto sempre: Non ho paura! Se Dio te lo
permette, agisci pure; diversamente non puoi farmi nulla. Ricordi la
minaccia fattami l’altra volta?
- Pretaccio,
vedrai ciò che ti farò questa notte! – la notte ti aspettavo e venisti, ma non
potesti entrare nella mia stanza; battevi alla porta, ma non potevi entrare.
- Melid,
entriamo in altro argomento. Tu
sai come Gesù si sceglie delle anime direttamente e le mette nello stato
mistico. Costoro sono il battaglione d’assalto contro voi demoni. Hanno le
stimmate, la corona di spine, godono di tante visioni celesti. Soffrono però
assai perché devono salvare moltissime anime. Voi demoni le conoscete
una ad una queste anime privilegiate.
- E si che
le conosciamo, le seguiamo singolarmente notte e giorno, come conoscevamo e
seguivamo Padre Pio. Se il lavorio di Cristo in tali anime è di cento gradi, il
nostro lavorio diabolico è almeno di novanta gradi. Noi lottiamo direttamente le anime mistiche ed
indirettamente lottiamo contro il Direttore Spirituale di ognuna di esse. Io so
che tu sei stato da lunghi anni e lo sei ancora Direttore Spirituale di
parecchie anime privilegiate. Questo tuo compito deve farti comprendere la
rabbia che sento verso di te. Ed ora cosa vorresti sapere?
- Soltanto
qualche delucidazione. Non ti accenno la storia delle diverse anime mistiche;
mi soffermo solo su di una di esse, che seguo e dirigo da circa trentacinque
anni. Tu sai di chi intendo parlarti, di quella donna, martire della Vocazione
Religiosa. Dall’infanzia Gesù si manifestava e la scelse quale vittima
straordinaria. Gesù le ispirò il forte desiderio di divenire Suora, secondo la
foggia dei vari Monasteri; ma per la tua malvagia opera non riusciva a
professare e veniva cacciata senza pietà da tutte le Comunità. Tu, Melid, ricordi ciò che avvenne a
Torino, nell’Istituto delle Suore di Sant’Anna, nei pressi del Rondò? Nel
periodo in cui aveva indossato l’abito religioso, tu ogni sera, mentre la
Comunità era a riposo, aprendo le porte chiuse ed il portone di ingresso,
afferravi la giovane e con essa sulla motocicletta per qualche ora andavi in
giro per la città. Gli abitanti del vicinato erano scandalizzati a vedere un
giovanotto, che eri tu, andare in giro con una giovane, vestita con l’abito
religioso. La storia si ripeteva ogni notte verso le ore undici. Fu informata
la Superiora, che non voleva credere, finché un giorno davanti a molte persone
presentò tutta la Comunità, dicendo: indicatemi tra le presenti la giovane che
avete accusata. Tutti a dire: E’ quella! E’ Quella! L’indomani un
telegramma informò i parenti della giovane, al quale fu cacciata. Ricordi
ancora Melid, come quella giovane fu accettata in prova nella Comunità delle
Suore a Castelfidardo? Anche lì facesti il resto. Un giorno, mentre le Suore
erano nel Coro per l’ufficiatura, ti presentasti in forma umana e la Superiora
ti poté vedere. All’improvviso togliesti l’abito alla giovane e la lasciasti
nel Coro in mutandine. Tutte le Suore scapparono inorridite ed al più presto la
giovane fu mandata a casa. Tu, Melid, t’incaponivi ed anch’io mi incaponivo
nell’ardua impresa, in qualità di Direttore Spirituale. Cercai un Monastero di
Clausura, informai di tutto l’Abbadessa, la quale si decise ad ammetterla in
Comunità. Anche qui continuarono le vessazioni diaboliche, più forti e più
frequenti che altrove. Io moltiplicavo le mie visite in questo Monastero.
L’Abbadessa mi confidava tutto e sembrava coraggiosa, anche quando tu ti facevi
vedere ad essa apertamente. La giovane era allenata ai tuoi malvagi colpi e
gliene preparavi uno piuttosto strano. Era stata ammessa alla vestizione
religiosa; alcuni giorni prima le tagliasti la chioma dei capelli, che al
presente io tengo conservata come ricordo. Questo fatto mise in apprensione
l’Abbadessa, perché durante la funzione era prescritto il taglio con le forbici
di tre ciocche di capelli, cosicché al momento prescritto dovette fingere di
tagliare i capelli che non c’erano. Dimmi Melid, che scopo avevi allorché
tagliasti la chioma?
- Un giorno
la giovane aveva fatto un atto di vanità per la sua bella chioma castana e
l’Altissimo mi permise quel taglio come riparazione all’atto di vanità.
- Ma non ti
fermasti qui; la notte la portavi in giro per la città. In conclusione la
martire della Vocazione Religiosa fu cacciata dal Monastero. Fu mio dovere
interessarmi al caso. Nella città di mia dimora conoscevo un ottimo Sacerdote,
Parroco. Lo informai di tutto, lui prese a cuore il caso pietoso e l’affidai a
lui, dicendogli; se capiteranno fatti strani, mi chiami al telefono e subito
verrò, perché so il da fare. Non passò molto e una mattina il Parroco mi chiamò
al telefono: venga subito qui. Eravamo in due sacerdoti nella stanzetta della giovane,
la quale era a letto, distesa sulla coltre, vestita e ben composta; il volto
era sanguinante, con parecchie piaghe una alla fronte, un’altra al mento, due
agli zigomi della faccia e le labbra bruciacchiate. Le mani erano legate
strettissimamente ai polsi, tanto che erano divenute nere. Non era la prima
volta che avveniva ciò e quindi non mi fece tanta impressione. Chiesi alla
giovane, che nell’assieme era serena: cosa è capitato? – Ieri sera, verso le
undici ero in ginocchio presso il letto. Venne il demonio, mi afferrò come
suole fare sempre e mi portò in giro. Questa mattina verso le ore cinque mi
portò qui. Prima, toccandomi, mi bruciò la faccia poi mi legò le mani.
- Reverendo,
io dissi al parroco, non si preoccupi; siccome questi fatti si sono ripetuti
tante volte, la signorina sa come medicarsi; però sappia che dopo una settimana
il volto non avrà traccia di queste ferite e la carnagione ritornerà fresca
come quella di una bambina. Lui stesso col coltellino tagliò il laccio che
legava le mani. E meno male che questa volta è stata legata col lacci; tante
volte è legata con catenelle d’acciaio ed allora sono pasticci per romperle.
Sapesse quanti di questi lacci e catenelle d’acciaio io ho conservati nel mio
ufficio! Chiesi alla signorina: quando è sola come si slega? – Prego il mio
Angelo custode, il quale tocca la catenella o il laccio e resto libera - Di
tanti lacci e catenelle cosa ne fa? – Li getto dalla finestra.
- Meno male
che io ne ho conservati parecchi di questi talismani. Ora Melid, ti chiedo:
perché tratti così questa giovane?
- Con la sua
vita di vittima mi strappa tante anime ed io, non potendo fare altro, le
tormento notte e giorno. So che vincerà il Cristo, ma almeno sfogo la mia
rabbia.
- Melid, hai dei potenti nemici e sono quelli
che abitualmente sono nell’intima amicizia con Dio e che compiono un fruttuoso
apostolato. Ma purtroppo hai tanti amici e spesso sono coloro che negano la tua
esistenza. Non credono in te, ma seguono le tue direttive; negano
l’inferno e vivono serenamente in peccato, intenti solo ad appagare le loro
passioni. Hai anche un’altra
categoria di amici e sono quelli che si mettono in tua relazione con le sedute
spiritiche, specialmente i medium. Tu desideri che i medium ed il loro
amici curiosi ti chiamino. Costoro credono di chiamare l’anima di qualche
trapassato e d’ordinario non sanno che sei proprio tu a rispondere alle loro
domande. Tu hai interesse di
camuffarti, perché nelle sedute spiritiche intendi inculcare la reincarnazione,
fai credere che i defunti chiamati siano persone extraterrestri, vaganti per la
purificazione ed andare dopo in Paradiso. Tu sai che accettando la
reincarnazione, resta annullato l’inferno. Ricordi Melid, come un giorno io ti
domandai: Melid, a nome di Dio, rispondi! Non è vero che la reincarnazione che
tu inculchi è un trucco? – tu mi rispondesti: E se tu sai che è un trucco,
perché mi domandi? – Anche quando semino la menzogna c’è chi mi crede.
- Spiegami
qualche cosa riguardo alle sedute spiritiche – Il medium chiama un trapassato
ed i presenti credono che alle domande di curiosità risponda il dato defunto.
Tante volte tu, Melid, ti comporti da mansueto, istruendo con menzogne i
presenti. Talvolta ti dimostri irato. Perché? Difatti più di una persona mi hai
riferito ciò che è avvenuto alla loro presenza. In questi giorni venne a
trovarmi un giovanotto, che era sbalordito. Mi disse: sono stato a Vicenza. Con
un gruppo di amici chiamammo l’anima di un tale: Il medium cominciò a sentirsi
male e gettava bava dalla bocca. All’improvviso i quadri e ciò che stava sulle
pareti della stanza cominciarono ad agitarsi. La scrivania, presso la quale
stavano i giovanotti, si sollevò da terra a più di un metro di altezza ed andò
ad attaccarsi a duna parete della stanza stando sospesa da sola: dopo si
rovesciò sul pavimento. Io ed i miei compagni uscimmo spaventati. Eravamo
quattordici ed ognuno aveva la motocicletta sulla via. Nessuna delle moto
funzionava; erano tutte bloccate. Mi diceva quale giovanotto: io non vorrò
trovarmi più in simili circostanze. Che spavento! In altre sedute
spiritiche non era avvenuto nessun disordine. –
- Dimmi
Melid, perché avvenne quel putiferio?
- Potresti
comprendere il motivo. Quantunque chi assiste d’ordinario è poco religioso, o
impuro, o da anni lontano dai Sacramenti, casualmente c’è chi tiene addosso
qualche oggetto sacro o del Cristo o di quella Donna, mia nemica, ed allora
faccio pagare ai presenti la loro invocazione con forti spaventi.
- Melid, la
nostra intervista non è completa, se non rispondi ad altre domande più
interessanti delle precedenti – Rispondi: - tutti i demoni avete la stessa
forza?
- No; il
Cristo ce l’insegnò, quando disse agli Apostoli incapaci a scacciare il demonio
da un ossesso – Questo genere di demoni si vince con la preghiera e col
digiuno. Il genere più forte è
quello dell’impurità. I demoni impuri siamo i più potenti e ci è facile vincere
nella lotta. Uno dei capi di questa categoria di demoni sono proprio io.
- So che
uomini e donne hanno il dono della libertà. Quindi se vogliamo, possiamo
superare ogni vostro assalto.
- In teoria
è così, ma in pratica no. Noi
abbiamo tanta intelligenza e conosciamo le tendenze umane. Sappiamo
prendere ciascuna creatura per il proprio verso e con le nostre tentazioni impure ottenebriamo le
intelligenze e pieghiamo le volontà, come col fuoco si piega anche l’acciaio.
La tattica più efficace è saper prendere donne e uomini con l’amo del cuore.
Quando prendiamo per il cuore,
il novanta per cento di volte cantiamo vittoria.
- Io credo
che voi demoni siate specializzati, come sono specializzati i soldati
dell’esercito terreno: chi combatte in aria, chi a mare e chi sulla terra
ferma. Quindi ci saranno tra voi demoni coloro che per un nonnulla spingono
alla bestemmia, all’odio, al furto, all’ateismo, ecc. Però penso anche che
tante specie di peccati se si fanno poche volte, si riesce facilmente a
detestarli, mentre l’impurità,
dopo poche cadute, non si suole detestare ed è raro il correggersi.
- Melid, più
volte ti ho chiesto negli esorcismi: qual è il peccato che manda più anime
all’inferno? – Tu mi hai risposto: Non occorre che io te lo dica; tu lo sai.
- Secondo me
è l’impurità.
- Vedi che
lo sai! Tutti coloro che
stanno nel pozzo infernale, vi si trovano per l’impurità. Hanno fatto anche
altri peccati, ma si sono dannati sempre per questo peccato o anche con esso.
- Cosa pensi tu di tutti quelli che
vivono nell’immoralità?
- Penso che sono già scritti nel registro dei dannati
e che solamente una grande grazia potrebbe cancellarli.
- Dunque sono scritti nel libro dei tuoi schiavi i
divorziati e le divorziate.
- L’Altissimo, davanti al quale
tutto deve essere puro e senza macchia non accetterà nel suo regno dei Beati coloro che trascorrono la vita nel
quotidiano peccato impuro. Sono stato io ed altri miei compagni a
convincere i capi di Stato ad emettere la legge del divorzio, facendo
comprendere che questa legge è un’esigenza del progresso dei popoli. I primi a
pagare questa legge, che tu, Pretaccio, chiami iniqua e che io invece chiamo
tesoro del mio regno, saranno i legislatori, responsabili dei peccati impuri
dei divorziati e poi sono responsabili uomini e donne che hanno accettato la
pessima legge.
- Sventurati i divorziati, che per una
breve vita di piacere passeggero, in eterno dovranno soffrire i tormenti che al
presente tu stesso devi subire!
- Io, Melid,
faccio comprendere a costoro che le parole del Cristo sono da disprezzare e non
faccio riflettere che con l’altissimo c’è poco da scherzare.
- E delle
numerose prostitute cosa sarà?
- Le tengo
strette al mio cuore, affinchè nessuna mi lasci. La catena più forte per loro è
il piacere e la brama di denaro. L’inferno è ampio e c’è il posto preparato per
ciascuna di loro.
- A te,
Melid, piacciono di più i peccati privati, solitari, che non hanno
ripercussioni sugli altri, oppure i peccati che danno scandalo e spingono gli
altri al male?
- Certamente
io preferisco gli scandalosi,
perché con essi i peccati si moltiplicano. Il mondo è pieno di scandali e
perciò io ed i miei compagni stiamo più vicini agli scandalosi, che sono i
nostri migliori aiutanti.
- Gesù
Cristo dice: chi segue me, non cammina nelle tenebre… Il Cielo e la Terra
passeranno, ma le mie parole, non passeranno; è impossibile che non avvengano
scandali. Ma guai al mondo per gli scandali e guai all’uomo per colpa del quale
avviene lo scandalo! Sarebbe meglio se si legasse al collo dello scandaloso una
macina da mulino e venisse gettato nel profondo del mare. – Io mi domando: se
le parole di Gesù, Redentore e Giudice Supremo dell’umanità sono così
terribili, come possono gli
scandalosi vivere in tanta serenità? –
- Intervengo io; faccio l’anestesia
spirituale, invisibile ma reale. Come il medico, fatta l’anestesia, può
tagliare ed anche mutilare un corpo umano, senza che l’ammalato senta dolore,
così agisco io; non faccio riflettere sulla responsabilità degli atti umani
davanti al Creatore e così resta annullato ogni rimorso; tutto è considerato
lecito.
- Venendo ai
particolari, che sistema adoperi con le varie categorie di persone immorali?
- Faccio
travisare gli ordini del Creatore, il quale ha dato un corpo umano quale
strumento di procreazione. Lavorando
nella mente degli impuri, li persuado che la continenza corporale non è
possibile. Dopo questa convinzione, sobillo le passioni secondo il sesso, l’età
e le varie circostanze che la vita presenta.
- Quali
potrebbero essere tali circostanze?
- La esagerata ed imprudente
familiarità tra uomini e donne ed in generale gli spassi che sollecitano i
latrati delle passioni.
- Credo che
il televisore sia uno dei mezzi più efficaci per il tuo lavoro diabolico. Usato
in bene è fonte di bene; usato male, è torrente d’iniquità. Nelle tarde ore
della notte sono trasmesse scene più immorali ed anche sconcertanti.
- Io eccito la curiosità agli adulti,
ai giovani ed ai ragazzi, saziando le loro brame immorali.
- Poi se la
vedranno con Dio, giusto Giudice, i fautori di tali perfide trasmissioni, i
padroni del televisore e coloro che vi assistono. Prima la scuola
dell’immoralità soleva essere fuori dell’ambiente familiare; oggi col
televisore male usato si trova in casa. E che dire dei films cattivi? La massa degli spettatori si sazia
d’impurità e voi, demoni impuri, tenete nelle vostre reti infernali queste
masse di ambo i sessi, che non sempre si contentano degli sguardi e dei
pensieri e giungono anche più in là.
- Tutti costoro, come hai detto bene,
stanno dentro la mia rete, ma inebriati al piacere impuro non vedono la mia
rete. La vedranno in seguito, quando non avranno più rimedi nella
fornace ardente eterna. Tu, Pretaccio, pensi che televisori e films siano i
soli mezzi di cui mi servo per popolare l’inferno? Come il pastore gode a
vedere un grande prato ricco di erbe fresche, così e più ancora godo io a vedere la massa femminile con la
moda moderna, specialmente sulle spiagge. Con ansia noi demoni dell’impurità
aspettiamo il periodo estivo per legare più uomini e donne alle nostre reti
d’impurità.
- Melid,
Gesù l’ha detto espressamente; se un uomo guarda una donna con cattivo
desiderio, ha già peccato con lei nel suo cuore - Infelici donne incoscienti!
Sappiate che c’è l’impurità del corpo e quella del pensiero: chi può numerare i
cattivi pensieri e desideri che suscita negli uomini dissoluti la vostra moda
invereconda lungo le vie e specialmente nelle spiagge, ove stanno schiere di
demoni impuri? Voi agite così
sulle spiagge per lavare il corpo ed imbrattare le vostre anime e quelle di chi
vi guarda maliziosamente! Volete evitare il calore della stagione coi vostri
bagni a mare e non pensate che vi preparate il fuoco eterno! Voi al
pensiero del fuoco eterno ci ridete su, ma non ci ridono le donne che vi hanno
precedute con la morte e che al presente stanno pagando coi dannati!
- Io sono
molto intelligente e per riuscire nel mio compito nel mondo, suscito la
debolezza della correzione nei genitori di tante giovani donne, i quali sono i
primi responsabili della moda indecente delle figlie. Alle donne immodeste nel vestire faccio comprendere
che non c’è nulla di male a portare l’abito indecente, in quanto ormai sono
molte le donne che vestono così. Per la libertà nelle spiagge insinuo la voglia
di essere guardate ed ammirate. Pretaccio, ti manifesto ciò che non sai.
Nell’inferno ci sono
attualmente le donne più belle del mondo, quelle che in vita si sono servite
della loro bellezza fisica per sedurre gli uomini.
- Ma perché
queste donne immodeste nel vestire non pensano che si ha da morire e che il
loro corpo diventerà pasto dei vermi?
- Sono io,
Melid, che allontano dalla loro mente questi pensieri, che potrebbero farle
staccare da me. Lavorio simile faccio con coloro che si dilettano con il ballo,
nei veglioni ed anche nelle famiglie.
- Certo che il tuo lavorio con gli amanti della
danza non è vuoto di frutti impuri, poiché la musica lasciva ed i movimenti
richiesti dai balli moderni sono stati inventati per svegliare ed eccitare la
concupiscenza. Anche costoro appartengono al tuo regno diabolico. Sono convinto
che pure la lettura e la stampa pornografica siano veleni dell’immoralità, di
cui ti servi largamente per rovinare le anime.
-
Certamente! I libri che
allettano le passioni e le immagini scandalose sono armi potenti a mio servizio.
Distolgo dalla sana lettura, inoculando l’antipatia per essa ed eccito la voglia delle cose impure.
Gli scrittori sanno questo e per amore del guadagno riversano nelle pagine dei
romanzi e dei rotocalchi i
semi dell’impurità, che hanno loro nel cuore; queste letture eccitano i sensi e
la smania del piacere nei lettori e così le mie prede aumentano sempre di più.
- Melid,
fammi conoscere la tattica che hai per il cambiamento di coscienza e di
carattere in seno alle famiglie. Ragazzi e ragazze, prima buoni, ubbidienti,
studiosi, frequenti alle sacre funzioni e facili a comunicarsi, appena chiuso
il periodo dell’infanzia molti di costoro, man mano che crescono, lasciano i
Sacramenti, disprezzano la preghiera e sentono antipatia ed anche odio per
tutto ciò che riguarda la religione.
- E tu,
Pretaccio, non sei capace di comprendere il motivo dei cambiamenti? Quando si è
nel periodo d’infanzia, d’ordinario le passioni non si fanno sentire o sono
molto deboli. Passata l’infanzia, comincia la pubertà con il relativo risveglio della concupiscenza. Per
uscire vittoriosi da questo periodo occorre la grazia di Dio, che viene con la
preghiera, con la vigilanza e la buona volontà. Non tutti si appigliano a
questi mezzi, perché intervengo io e brigo per far gustare la droga che
si diffonde oggi nel mondo, provata una o poche volte non si può più
tralasciare e si direbbe, che diventi
un bisogno impellente, così e peggio ancora avviene quando si è assaggiata la
droga dell’immoralità. Si cade, si ricade e si diventa abulici. Se poi
sopraggiungono altri coefficienti, può arrivarsi alla schizzofrenia, che la medicina non può riuscire a
curare. Quanti, specialmente del sesso maschile, giungono alla pazzia e devono
interrompere lo studio o il lavoro, perché dominati dalla mania dell’impurità.
Non sempre la schizzofrenia è causata dall’abuso delle passioni, ma una delle
cause più importanti è proprio questa. Naturalmente chi è dominato dalla mania
del sesso, giunge a rivoltarsi a Dio, il quale prescrive il freno delle
passioni.
- Melid,
tempo fa ti chiesi: - Cosa mi dici riguardo alla gioventù maschile? – Tu,
festosamente mi rispondesti. Eh, i giovani di oggi vanno in cerca di scrofe! E
della gioventù femminile? – Esultando dicesti: Eh, le giovani fanno peggio dei
giovanotti.
- La
gioventù moderna in gran parte è bruciata dall’impurità. E delle famiglie cosa
hai da dire? Il matrimonio è un Sacramento e perciò la convivenza dell’uomo con
la donna, quando è secondo la legge di Dio, è apportatrice di bene.
- Nelle
famiglie intervengo anche io in mille modi e tu, Pretaccio, ne sei a
conoscenza. Quante miserie
morali ci sono prima del matrimonio! In questo cooperano spesso i genitori, i
quali lasciano i figli e le figlie nel fidanzamento con poca o nessuna
vigilanza, specie nelle ore della sera, andando in giro in macchina o a piedi.
Io colgo il momento opportuno per tentarli e farli cadere. A loro
interessa che il giorno delle nozze la donna abbia l’abito bianco. Sfrutto la
debolezza e l’ignoranza di tanti genitori, che lasciano alle figlie massima
libertà di uscire di casa e di rincasare quando vogliono. Il numero delle ragazze-madri
aumenta sempre più, perché a questo riguardo svolgo bene il mio compito di
tentatore. Durante la vita matrimoniale i miei assalti non sono
interrotti: sovente riesco a convincere i genitori a non accettare i figli e se
l’Altissimo ne fa dono, li uccidono prima di nascere. Tante volte tendo insidie
per rallentare l’affetto e riesco a far legare il cuore dell’uomo alla donna di
un altro uomo e meglio ancora riesco a legare il cuore della donna all’uomo di
un’altra donna. Per mezzo dello spirito d’impurità, giungo al punto della
separazione legale, distruggendo l’amore naturale verso i figli.
- Quale
altra insidia metti in atto?
- Faccio pensare che prima la
separazione coniugale era considerata motivo di disonore, mentre col progresso
è considerata una cosa necessaria, perché al cuore non si comanda e la libertà
non può essere violata da nessuno. I frutti del mio lavoro diabolico sono
grandi, perché col pungolo dell’impurità trascino uomini e donne dove voglio io.
- E così li
trascini all’inferno.
-
Certamente! Avvenuta la morte, avranno la mia sorte, là, dove c’è in eterno
pianto, rimorso e stridore di denti.
- Ora,
Melid, ti comando di rispondere all’ultima richiesta. So bene che non vorrai
rispondere, ma te lo comando!
- E chi sei
tu, Pretaccio che pretendi di darmi comandi?
- Io sono
misera creatura, ma come Sacerdote e Ministro di Dio, per l’autorità divina
inerente al mio Sacerdozio, ti ordino di rispondermi dicendo la verità. Secondo
le risposte che mi hai dato sinora, sembrerebbe che tutto il mondo sia in tuo
possesso a causa dell’immoralità. Ma nel mondo oltre al tuo regno c’è anche il
Regno di Dio. Il male fa più rumore del bene, ma quanto bene c’è anche oggi nell’umanità.
Non si possono contare le anime che con voto solenne e privato servono Dio nel
celibato! Quanti, uomini e donne, osservano la purezza sino a farsi uccidere
anziché peccare; quanti genitori osservano con regolarità ammirevole i doveri
della continenza matrimoniale! Quanta gloria danno a Dio queste schiere di
anime! A proposito di anime
buone, vittoriose nelle tentazioni, dimmi quali cose odi e temi di più?
- Due cose: la prima è la preghiera e la seconda è la
fuga dalle cattive occasioni.
- E perché
temi la preghiera?
- Essa è il primo passo verso Dio,
attira le sue grazie e mi riesce difficile attirare a me chi prega molto e con
fede e perseveranza. Tutti coloro che ora stanno all’inferno non pregavano, o
pregavano poco e piuttosto male. Odio specialmente la preghiera rivolta a
quella Donna, il cui nome noi demoni non nominiamo mai. La seconda cosa
che odio è la fuga dalle occasioni cattive. I miei schiava motivo dell’impurità
non solo non fuggono le male occasioni, ma ne vanno a caccia, cercandole
avidamente.
- Melid, la
nostra intervista è terminata, e credo che me la farai pagare. Ciò importa
poco: importa invece convincere le anime che tu ed i demoni esistete e lavorate
indefessamente per la rovina delle anime.
A comprova di quanto sinora è stato detto, può giovare
una parabola evangelica, uscita dal cuore e dalla mente di Gesù Cristo,
Redentore dell’umanità e Figlio di Dio, il quale è Maestro infallibile di ogni
verità.
Il regno dei cieli è simile ad un uomo, che seminò
buon seme nel suo campo. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, venne il suo
nemico a seminare del loglio nel suo campo e se ne andò.
Come poi il seminato germogliò e granì, allora apparve
anche il loglio ed i servi del padrone di casa andarono a dirgli. Signore, non
hai seminato buon seme nel tuo campo, come mai, ovunque c’è il loglio? Ed egli
rispose loro: qualche nemico ha fatto questo. Ed i servi gli dissero Vuoi che
andiamo ad estirparlo? Ma egli: No, che, cogliendo il loglio, non sradichiate
con esso anche il grano. Lasciate che l’uno e l’altro crescano sino alla
mietitura ed al tempo della messe dirò ai mietitori: Raccogliete prima il
loglio e legatelo in fasci, per bruciarlo; il grano poi riponetelo nel io
granaio. –
I discepoli, udita la parabola, si avvicinarono a Gesù
e gli dissero: spiegaci la parabola del loglio nel campo. Ed Egli rispondendo,
disse loro: Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il
mondo; il buon seme sono i figli del regno; il loglio sono i figli del maligno.
Il nemico che ha seminato è il demonio; la mietitura è la fine del mondo; i
mietitori sono gli Angeli. E siccome si raccoglie il loglio e si brucia col
fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi
Angeli, che toglieranno dal suo Regno tutti gli scandali e tutti gli operatori
di iniquità e li getteranno nella fornace ardente, ove sarà pianto e stridor di
denti. Allora i giusti splenderanno come sole nel Regno del loro Padre. Chi ha
orecchi da intendere, intenda!-
A Firenze dimorava una nobile famiglia. Uno dei figli,
abbandonando la vita cristiana, si legò ad una giovane donna con il libero
amore. Quest’amante non voleva più rompere la catena di peccato, certamente
sobillata dal demonio impuro.
Il giovane, per grazia di Dio, cominciò a sentire il
rimorso fino al punto di stabilire: - Andrò in un convento e mi farò Frate. Fu
accettato in un Convento religioso di Firenze. –
Passato qualche tempo, mentre i Frati erano a tavola,
si notò l’assenza del giovane convertito ed il Superiore mandò un frate a
chiamarlo, pensando di trovarlo in camera. La porta della camera era chiusa e
dalla fessura di base usciva fumo. Fu necessario forzare la porta e si trovò il
giovane a terra svenuto. Dopo rinvenuto disse: da poco è venuta qui dentro una
giovane donna, dall’aspetto disperato ed orribile a guardarsi. Io ho chiesto:
chi sei tu? – Sono la tua antica amante. Mi ha colpito la morte e sono piombata
nell’inferno, ove brucio. Vuoi una prova del fuoco che mi divora? – L’infelice
dannata si è avvicinata a questo inginocchiatoio che sta vicino al quadro del
Crocifisso, ove sono solito pregare; ha poggiato le mani sull’inginocchiatoio e
l’ha bruciato; dopo mise le mani sul quadro e vi ha lasciato le impronte delle
mani infuocate. Dopo è sparita.
Lo spavento mi ha fatto svenire. –
Allorché il
fatto cominciò ad essere pubblico, il padre del giovane convertito voleva far
scomparire ogni traccia dell’accaduto e prese gli oggetti bruciati. Il
Superiore del convento riuscì a prendere il quadro e lo portò a Napoli nella
Comunità della Missione. Chi vuole, può vedere il quadro dell’anima dannata,
conservato nella Casa della Missione – Via Vergini, 51 – Napoli.
Questo è uno dei mille fatti, che registra la storia.
FINE
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